Soldi sporchi di Piero Grasso

Finalmente un libro che vale la pena di leggere. Soldi sporchi, sottotitolo “Come le mafie riciclano miliardi e inquinano l’economia mondiale”…

Recensione di Antonio Righini apparso sul COMMERCIALISTA VENETO – Numero 205/2012

Soldi sporchi, sottotitolo “Come le mafie riciclano miliardi e inquinano l’economia mondiale”, un libro che ci pone una domanda importante, dove ognuno di noi la vede a modo proprio e alla quale noi tutti diamo una risposta (il suggerimento del sottotitolo è fin troppo evidente), fino a quando un incontro con gli autori ci svela in realtà il lato oscuro che non possiamo immaginare1.
Ma andiamo con ordine.
Gli autori non hanno bisogno di presentazione, i loro curriculum parlano da solo:
Pietro Grasso, palermitano, magistrato dal 1969, da sempre impegnato nella lotta alla mafia, è procuratore nazionale antimafia dal 2005;
Enrico Bellavia, palermitano, giornalista di “Repubblica”, si occupa da sempre di cronaca giudiziaria ed è autore di numerosi libri sulla Mafia e le altre mafie e i loro uomini d’onore.
Il libro scritto a quattro mani, seppur apparentemente rivolto ai tecnici, parlando dell’eterna lotta tra il male (metodologie del riciclaggio) e il bene (metodologie della lotta al riciclaggio) e fotografando l’enorme problema dell’inquinamento dell’economia mondiale, seppur in una versione divulgativa, si legge piacevolmente scendendo solo negli ultimi capitoli negli aspetti tecnici.
Dalla lettura apparentemente semplice, l’argomento affrontato nasconde in sé una serie di problematiche che caratterizza questa contesa contro questi.

SACERDOTI DEI SOLDI SPORCHI
Gli autori, nel lanciare un forte campanello d’allarme come si ricava dalla durezza dei numeri riportati2, ricostruiscono come nel tempo si sia trasformata l’attività di riciclaggio:
si è passati dallo spallone alle banche d’affari ed ai colletti bianchi, si è imboccata l’autostrada delle scommesse sportive e dei money transfer fino a prepararsi al lancio di nuovi circuiti bancari informali o paralleli, stante la crisi economica in atto.
Il messaggio è chiaro e nonostante che in Italia vi sia una normativa repressiva basata sempre di più sulla collaborazione forzata degli intermediari finanziari e dei professionisti (avvocati e commercialisti in prima linea), “nel complesso un intero sistema di vigilanza ha rivelato le proprie falle3”, mostrando nel contempo risultati non adeguati all’impianto normativo posto in essere4.
Aspetti questi che inducono gli autori a delle riflessioni finali giungendo ad accomunare il riciclaggio di soldi sporchi con l’evasione fiscale completando così i numeri inizialmente forniti nella prima parte del libro e richiedendo un inasprimento ulteriore delle norme di vigilanza ed una modificazione ulteriore della normativa di riferimento5.
Va da sé, che da questi autogol sorgono spontanei degli interrogativi e paure, soprattutto sulla risposta data dall’ordinamento cosicché con libero pensiero intendo fare qualche annotazione di contorno.
Siamo tutti d’accordo come sia giusto combattere il riciclaggio di SOLDI SPORCHI, siamo altresì tutti d’accordo come sia debba individuare il giusto metodo.
Infatti, si parla di normativa antiriciclaggio ma questa viene percepita dalla società civile come nuova tassa al pari di altri adempimenti in materia contabile e fiscale quali ad esempio gli adempimenti per la PRIVACY, il disbrigo delle pratiche fiscali, della trasmissione telematica, del calcolo dello spesometro o del redditometro fino ad arrivare alle istanze in autotutela o al contenzioso tributario.
E’ vero che il riciclaggio di soldi sporchi è un reato “importante”, è vero altresì che parliamo sempre di un reato di serie B (il riciclaggio è un reato il cui oggetto deriva da un altro reato, il cosiddetto reato presupposto quale a titolo esemplificativo la commissione di un’ipotesi delittuosa), ed è quindi giusto ricordarsi di perseguire in primis i reati di serie A.
Volendo quindi trarre le fila del discorso, la soluzione è ovvia e scaturisce de plano dalle osservazioni in precedenza svolte ovvero la normativa antiriciclaggio nasce in Italia nel lontano 1991, quale normativa snella di supporto al reato principale6 e a parere dello scrivente, anche al fine di evitare dialoghi tra sordi, è a quei principi che bisogna ritornare.
In effetti il rischio di farsi prendere la mano in queste situazioni è molto forte, così forte da non vedere il peccato originale in questa normativa nazionale ed internazionale che è quello che in matematica si chiama cambio di variabile ed è quello che sta succedendo proprio ora, in questa crisi, con la risposta semplice ed immediata della finanza del crimine:
il riciclaggio del denaro sporco è traslocato dove non ci sono controlli7, anche se per ora sono traslocati solo i soldi…

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